Pallet riciclati che diventano panchine, trentacinque diverse varietà di piante e una stazione: Roma Tiburtina prende vita grazie al progetto Urban Green Garden. Un nuovo format di architettura urbana sostenibile in cui i protagonisti sono gli stessi cittadini: ognuno, infatti, è libero di piantare i semi della propria pianta preferita nei 300 mq della piazza ipogea. E così, spazio a piante ornamentali, spezie e fiori: un modello ispirato al giardino botanico di Villa Adriana a Tivoli, con i suoi “labirinti verdi”. Un luogo che piace alle persone e non solo: il nuovo giardino è stato, infatti, subito popolato da farfalle colorate e grilli canterini, fenomeno piuttosto raro in città.
Gli orti urbani rappresentano una delle nuove modalità per sviluppare l’inclusione sociale, oltre ad avere un chiaro intento eco-sostenibile. Non si tratta, dunque, soltanto di progetti con impatto ambientale positivo: la creazione di spazi comuni da coltivare e curare insieme ha effetti positivi sia sulla socializzazione in luoghi tipicamente di passaggio come le stazioni, sia sulla valorizzazione di luoghi – proprio per lo stesso motivo – spesso destinati al degrado e all’incuria.
L’Urban Garden di Roma Tiburtina è un felice seguito dell’esperimento realizzato a Venezia Santa Lucia, dove l’orto è stato creato tra i binari e in cui sono presenti anche piante aromatiche, da frutto e ortaggi. Esempi di rilievo a livello internazionale li troviamo a Tokyo, dove, con una formula un po’ diversa da quella pensata da Grandi Stazioni, i pendolari possono coltivare ortaggi sul tetto di alcune stazioni o nelle immediate vicinanze, nelle cosiddette Soradofarms messe a disposizione dalla East Japan Railway Company. Un vero e proprio community garden, che i viaggiatori possono affittare in lotti e che possono coltivare con gli attrezzi messi a disposizione presso la stazione. E per chi non se la sente ancora di maneggiare zappa e rastrello, può sempre dare una mano con il raccolto stagionale.
Un orto in stazione, insomma, può essere un’occasione per rallentare un po’ il ritmo delle nostre frenetiche giornate, riappropriarci del territorio e magari scambiare quattro chiacchiere con gli altri viaggiatori.