
Erano trascorsi 15 lunghi anni dal giorno dell’assunzione di Primo presso il deposito locomotive di Bologna San Donato con la qualifica di manovale, nel 1977. Anche se per lui il mondo della ferrovia non era affatto nuovo: negli anni ’70 aveva lavorato in Germania come tecnico per Deutsche Bahn. A Bologna si ambientò subito e, dopo alcuni mesi di servizio, arrivarono le prime soddisfazioni lavorative e la promozione ad aiuto macchinista che comportò, nel 1979, un ulteriore trasferimento in Alto Adige. Per lui, siciliano di Villarosa, piccolo e assolato paese immerso nel cuore dell’isola che dista una manciata di chilometri da Enna, quel trasferimento tanto desiderato, a volte iniziava a pesargli, come peserebbe a ogni siciliano costretto per lavoro a lasciare la propria terra.
Nel suo cuore c’era sempre la Sicilia e ai colleghi diceva, ostentando sicurezza, che presto sarebbe tornato a casa. Il destino invece, appena un anno dopo, lo trovò ancora a Bologna: conseguita l’abilitazione al Movimento fu promosso assistente di stazione; fece così ritorno nella città felsinea nell’estate del 1980. Ed è proprio a Bologna che Primo visse una delle esperienze più difficili della sua vita: la mattina di sabato 2 agosto era di turno.
Faceva un gran caldo, e pensò di rinfrescarsi in un bar nelle vicinanze della stazione centrale. Fu la sua salvezza. Alle 10.25 un tremendo boato scosse l’intera città: Primo ebbe un orribile presentimento che si materializzò ai suoi occhi appena uscito dal locale. Una esplosione – poco dopo si seppe che si era trattato di una bomba – aveva squarciato il fabbricato viaggiatori di Bologna. Pur terrorizzato, si adoperò subito e con lucidità per prestare soccorso ai superstiti e ai feriti. A Bologna, ancora oggi, molti lo ricordano con un grande megafono in mano, per dare istruzioni alla folla impaurita e guidare le ambulanze a destreggiarsi tra le macerie, la polvere e il caos di quegli orribili frangenti. Per l’opera che prestò in quella raccapricciante giornata, ricevette anche diversi encomi dal direttore compartimentale delle FS del tempo, dal sindaco della città Renato Zangheri, e anche dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini: il premio in denaro ricevuto, Primo lo volle devolvere interamente alle famiglie vittime della strage.
Quindici lunghi anni trascorrono tra Bologna e gli incarichi in altre località del centro nord: era il maggio del 1992, quando Primo fu convocato dal capo del personale del compartimento. Lo stesso gli comunicò quella notizia che in cuor suo attendeva da tanti anni: il trasferimento in Sicilia era stato finalmente approvato.